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Perché mai occuparsi di teologia e nella fattispecie di teologia politica all'epoca della crisi e del suo governo "tecnico"? Precisamente perché l'economia ha occupato il trono del Dio-persona, dell'Uno platonico e di tutti i surrogati sovrani che ne sono discesi. In alternativa al monoteismo politico, che rappresenta la trascendenza del potere con strumenti sempre più sofisticati, si propone un politeismo dei valori che, nella crisi della sovranità, esprima sul piano simbolico il pluralismo politico e istituzionale. Acqua, terra, aria e fuoco sono riletti in tale prospettiva anti-teologica come luoghi di controllo, conflitto sociale, migrazione e guerra.